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Un percorso di visita con esercizi cognitivi tattili al museo di Palazzo Grimani e al museo Archeologico di Venezia secondo l’esperienza di apprendimento mediato di Reuven Feuerstein

L'utilizzo delle funzioni cognitive essenziali per ogni tipo di conoscenza, non può prescindere dalle condizioni ambientali nella quale quest’ultima avviene ed è largamente influenzato dalla presenza di persone diverse dal soggetto discente. Questi assunti sono largamente condivisi dalle scienze cognitive ed educative attuali. L'ambiente può essere considerato, in senso lato, come tutto ciò che fornisce stimoli cognitivi esterni al soggetto. Più questo è modulato sul soggetto in modo da essere percepito come ricco di stimoli di differente natura, più si favoriscono modifiche delle funzioni cognitive carenti, in quanto meno utilizzate rispetto ad altre in quel momento. Una persona esterna con il ruolo di mediatore-assistente museale può promuovere e guidare l’attività di esercizio verso esiti soddisfacenti e stabili per il soggetto. Tali assunti possono essere estesi anche alla conoscenza delle opere d'arte o dell’oggetto di interesse storico-culturale. Prima che si ponga in atto una conoscenza relativa ai significati storico-critici ed estetico-formali, e a fondamento di questi, l'opera d’arte, o l’oggetto di interesse storico-culturale, è strumento di esercizio cognitivo. Questo esercizio è largamente influenzato, oltre che dalla presenza dell'opera o di un suo medium, dall'ambiente in cui avviene, e può essere promosso e orientato dalla presenza di altre persone.

Il tatto è notoriamente quello fra i cinque sensi meno abitualmente esercitato nella nostra vita quotidiana, soprattutto a causa dell’utilizzo prevalente della vista. Ma è il primo senso che utilizziamo nella conoscenza (conoscenza aptica). Tale conoscenza è legata al movimento e, in quanto tale, dipende dalla mediazione dell’ambiente e porta a una maggiore interiorizzazione degli stimoli di quella data dalla vista, in quanto presuppone una maggiore selezione di questi ultimi. Per queste ragioni il tatto può essere utilizzato per l'esercizio delle funzioni cognitive carenti grazie a un ambiente modificante e alla presenza di un mediatore-assistente museale nei termini descritti, soprattutto se tale esercizio avviene tramite una categorizzazione degli stimoli in linea con la struttura stratificata del nostro cervello. L'esercizio delle funzioni cognitive carenti attraverso il tatto rappresenta una novità utilizzando come strumenti le opere d’arte, o gli oggetti di interesse storico-culturale (o loro medium), formando il personale addetto alla vigilanza o altro personale come mediatori e componendo l’ambiente museale come ambiente modificante. Sorretto dalle caratteristiche della conoscenza aptica, stimolato da un percorso museale individualizzato e selettivo(grazie anche all'utilizzo delle nuove tecnologie informatiche),guidato dall’apporto di mediazione degli assistenti alla vigilanza, o chi per essi, il soggetto esercita le sue funzioni cognitive carenti e giunge nel contempo a mettere in luce i contenuti per lui più inesplorati delle opere d'arte, percepiti così come elementi di consistente novità, proprio perché legati alle funzioni cognitive abitualmente meno utilizzate. Questa esperienza iniziale, infine, potrebbe rappresentare il punto di partenza che, se applicato nel tempo, dovrebbe invogliare il visitatore-discente, da un lato a ritornare, a partire dagli aspetti inusuali, alla conoscenza di quelli per lui più usuali dell'opera d'arte, dall’altro lato a proseguire il training abitualmente, ritornando al museo per nuove iniziative di lettura di altre opere d’arte. Più in generale, un rinnovato significato educativo dell’istituzione museale, si assocerebbe ai più avanzati progressi delle scienze cognitive in ambito educativo, che hanno dimostrato che si può giungere, ad ogni età e per ogni persona (normodotata o disabile) a quella che è stata definita modificabilità cognitiva permanente.